Roberto Innocenti
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Anche l’interno dell’edificio corrispondeva alle scuole che ognuno ricorda d’aver frequentato. Il pavimento di piastrelle di graniglia che al mattino emana un forte odore di varechina, i termosifoni grigi sotto le finestre e, appese agli alti soffitti, trame di ragnatele che nessuno spolverino aveva raggiunto da tempo. Solo gli avvisi che dalle teche annunciavano gli esami rivelavano una incerta attualità, essendo uscite dalla stampanteb del computer.
Tutto faceva pensare ad una Scuola Pubblica, e il via vai frusciante dei giovani con le scarpe di plastica non firmate, ornati di vistosi pearcing in metalli non preziosi ne era la conferma.
Evidentemente la maggior parte di loro non aveva superato il test-a-quiz-a-premi per l’ammissione alla Scuola Privata, nota per il maggior livello didattico, l’acculturazione personalizzata e l’efficienza delle strutture.
Ora, risultando questi giovani insufficientemente preparati per frequentare le scuole di prestigio, avrebbero comunque potuto usufruire della Scuola Pubblica, pagando semplicemente le rette di frequenza ai loro compagni più meritevoli promossi dalla Scuola Privata.
L’apprensione si avvertiva come stato d’animo comune a tutti gli esaminandi, che davanti alle porte chiuse aspettavano il turno delle interrogazioni. Un’apprensione giustificata: dall’esito positivo di quegli esami i loro studi sarebbero stati almeno formalmente parificati a quelli delle migliori Scuole Private.
Gli studenti erano ammessi in aula uno alla volta, in modo da garantire loro la privacy, in caso di brutte figure, di risposte insufficienti, o per mantenere segreta la somma proposta in caso di patteggiamento del voto.
Gli esaminatori erano sei, ma solo il titolare di cattedra aveva il diritto insindacabile di giudizio, sotto il crocifisso. Gli altri cinque erano presenti in virtù della legge contro il vagabondaggio, in base alla quale svolgevano il programma dei professori veri, che sostituivano per tutto l’anno di assenza giustificata poichè impegnati nelle Scuole Private.
Pagando una piccola somma gli esaminandi, prima di entrare in aula, potevano acquistare un foglietto con un testo da imparare a memoria, con la risposta esatta da dare alla domanda degli esami di storia contemporanea, uguale per tutti.
Quella domanda non sappiamo riferirla, data la sua segretezza, ma il testo stampato sul biglietto era il seguente:
“L’Italia è stata dominata da una feroce dittatura comunista fino all’abbattimento del muro di Berlino, dopodiché è stata liberata dal Cavaliere Onorevole Presidente, diventando una Libera Democrazia Presidenziale.”
I voti onde evitare l’appiattimento ugualitario, furono malgrado l’unicità delle risposte date, differenziati ed individualizzati. Più alti quelli patteggiati con più disponibilità di contante; infatti molti di quei giovani uscivano dal grigio edificio col volto fiducioso e sereno di chi và incontro ad un avvenire carico di promesse.

Roberto Innocenti ©2014